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Come venivano realizzate le case di Pompei ed Ercolano 

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Le antiche città di Pompei ed Ercolano, sepolte sotto le ceneri dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., sono state straordinariamente conservate nel tempo, offrendo un’opportunità unica di esplorare l’architettura e le tecniche di costruzione dell’antica Roma.

Costruzioni straordinarie che hanno resistito a secoli di pioggia, intemperie, terremoti e persino all’eruzione più terrificante della storia. Quindi ci si chiede, come erano realizzate queste case per rimanere in piedi per secoli e regalarci ancora oggi una finestra sul mondo antico Romano?

La tipica casa Pompeiana era una costruzione solida e poderosa a pianta rettangolare, solidamente costruita su un solo piano con mattoni in tufo o calcestruzzo impastato con sabbia, ghiaia, acqua e cemento.

Molto spesso veniva utilizzata anche la pietra lavica, proveniente da città circostanti il Vesuvio. La pietra lavica era abbondante e veniva usata per la costruzione di fondamenta solide e resistenti. I mattoni, invece, venivano fabbricati localmente e utilizzati per le pareti e i pavimenti delle case.  I tetti, invece, erano realizzati in legno e tegole. 

Se vuoi conoscere proprio tutto delle antiche case Romane di consiglio nella tua visita a Pompei o Ercolano di farti guidare da una esperta guida turistica. Potrai Conoscere ed esplorerare tutti i dettagli di queste meravigliose città.

Lo scavo nella Regio IX testimonia come venivano realizzate le case

La testimonianza più importante dell’uso di questi materiali proviene non solo dall’esame dei prodotti con cui sono state costruite le antiche abitazioni, ma anche dagli importanti reperti riportati alla luce durante gli scavi.  

Proprio come l’ultimo, di Marzo 2024, effettuato nella Regio IX, insula 10, da cui sono emerse nuove informazioni sull’edilizia romana. Gli scavi eseguiti nella  domus di Pompei rivelano materiali, attrezzature e sistemi di cantiere utilizzati per il restauro delle antiche case. È come se qui il tempo si fosse fermato, permettendo agli scienziati di analizzare le materie prime e i materiali con cui esse erano costruite.

Dallo scavo, infatti, sono emersi non solo strumenti di lavoro, ma anche tegole, mattoni di tufo e cumuli di calce. Probabilmente si tratta di resti di un cantiere ancora in corso quando avvenne la catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. 

La tecnica utilizzata per costruire le case

Lo scavo eseguito in questa Regio ha permesso di capire  i materiali utilizzati per realizzare la muratura. Ma ha anche aperto una rilevante finestra sulle tecniche adoperate per costruire le solide case di Pompei ed Ercolano. 

Infatti dall’esame dei materiali risulta che la calce viva veniva prima miscelata a secco con altri componenti, come pozzolana (cioè cenere vulcanica), cocciopesto, sabbia. E poi, prima della posa in opera, idratata con acqua. Questo significa che, durante la costruzione della parete, la miscela di calce era ancora calda per via della reazione termica in corso e di conseguenza si asciugava più rapidamente, abbreviando i tempi di realizzazione dell’intera costruzione. Diversamente quando si trattava di intonacare le pareti, sembra che la calce venisse prima spenta e successivamente mescolata per essere poi stesa.

Lo scavo nella domus di Pompei sta riportando alla luce anche gli strumenti utilizzati per la costruzione delle abitazioni, si tratta di un’accetta, una roncola e un mestolo. Tutti rigorosamente realizzati in ferro. 

Questo scavo ha confermato e rafforzato gli studi effettuati fino ad oggi sui materiali utilizzati anticamente per la costruzione delle antiche case Romane. E ha anche aiutato a scoprire la tecnica per la realizzazione delle stesse.  

Riscaldamento e illuminazione nelle antiche case

Ma veniamo ad un altro considerevole aspetto che caratterizza le antiche case di Pompei ed Ercolano e che ha attratto la curiosità non solo degli scienziati ed archeologi , ma anche dei tanti turisti che affollano ogni giorno le strade di queste antiche città. Parliamo del  modo in cui si  riscaldavano anticamente gli abitanti di Pompei ed Ercolano e come illuminavano le proprie case. 

Il tipico impianto di riscaldamento romano era costituito dagli ipocausti. Cioè un grande forno in muratura alimentato con legna o carbone vegetale, che faceva circolare il calore attraverso un canale che raggiungeva il pavimento della casa. In questo modo tutti gli ambienti venivano facilmente riscaldati. 

Braciere ritrovato nella casa del Menandro di Pompei

Ma non solo gli antichi abitanti utilizzavano anche i bracieri per riscaldarsi. I primi furono realizzati interamente in terracotta, ma con il tempo si specializzarono anche nella costruzione di bracieri in ferro, bronzo, rame, argento. Diversi, infatti, sono i bracieri ritrovati durante gli scavi nelle antiche case di Pompei ed Ercolano. 

L’illuminazione, invece, era garantita sia mediante le ampie finestre che illuminavano tutti gli ambienti della casa, sia e con candele e lucerne.

Mentre le candele venivano utilizzate nelle domus più ricche, perchè erano realizzate in cera d’api, un materiale pregiato che possedeva solo chi aveva allevamenti di api o per chi li acquistava da chi già li possedeva.  

 Invece le lucerne, erano utilizzate tanto dai poveri quanto dai ricchi. Venivano alimentate con dell‘olio, a volte di oliva, ma pure di noce, di sesamo, di ricino o di pesce e probabilmente di olii minerali.

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