Visitando Ercolano si coglie subito un particolare che non è facile trovare nella visita a Pompei, il legno carbonizzato. Ma com’è possibile che due città distanti pochi chilometri e distrutte entrambe dalla stessa eruzione del Vesuvio del 79 d.C. conservano elementi molto differenti tra di loro?
Qui, voglio darti la spiegazione a questo frequente interrogativo che in tanti si pongono.
La risposta risiede nella modalità dell’eruzione che ha colpito entrambe le città!! Si, perchè nonostante siano state seppellite durante la stessa eruzione, la modalità di seppellimento è stata differente.
Iniziamo con il dire cos’è successo quel 24 Agosto o probabilmente secondo recenti scoperte il 24 di Ottobre del 79 d.C.
L’eruzione che ha distrutto Pompei ed Ercolano
L’eruzione, come ci dice Plinio il Giovane nelle lettere che inviò all’amico Tacito, iniziò intorno alle 13:00. Dal cratere del Vesuvio iniziarono a fuoriuscire cenere e lapilli (pomici) che spinti dai venti che soffiavano verso sud-est colpirono Pompei. La città venne completamente sommersa con circa 3 metri di materiali vulcanici, al contrario di Ercolano che per la sua posizione ad ovest del cratere fu, invece, risparmiata dalla caduta delle pomici.
Il mattino seguente però l’eruzione subì una svolta, dal Vesuvio non fuoriuscirono più cenere e lapilli ma al cielo si innalzò una nube ardente ( i flussi piroclastici) caratterizzata da gas, vapore acqueo ad altissime temperature e cenere, che collassò lungo le pendici del Vulcano. La nube travolse per prima Ercolano, che inizialmente era stata risparmiata dall’eruzione e poi successivamente le altre città vesuviane.
La nube ardente che colpì Ercolano a differenza di Pompei, arrivò a una temperatura stimata di circa 500°C e uccise all’istante gli abitanti che si erano rifugiati lungo la spiaggia e nei magazzini delle barche. Degli stessi non rimase praticamente nulla, se non le ossa, a causa della vaporizzazione dei tessuti molli dovuta alle altissime temperature del flusso. La stessa sorte spettò anche agli altri materiali organici come il legno presente ad Ercolano.
Infatti, il calore elevato e l’assenza di ossigeno dovuto al rapido seppellimento con il fango (creando una sorta di sottovuoto) permise, la perfetta conservazione del legno sotto forma carbonizzata, invece che la sua combustione completa.
Ed ecco spiegato perchè ad Ercolano è possibile vedere resti di legno carbonizzato che non si conservano, invece, a Pompei.
Cosa è stato ritrovato ad Ercolano
Molti sono i reperti in legno carbonizzato ritrovati ad Ercolano durante gli scavi archeologici e riportati alla luce in tutto il loro splendore. In alcuni è possibile cogliere ancora la policromia dei colori che decorava questi elementi in legno.
Come nel caso delle straordinarie decorazioni del soffitto in legno colorato della casa del rilievo di Telefo. Un legno di abete bianco, perfettamente conservato, praticamente ancora vivo che ha mantenuto intatto il pigmento del suo colore.
O come molti armadietti in legno ritrovati nelle case di Ercolano, con le ante che si possono aprire e chiudere come se fossero state da poco utilizzate.

La grande scaffalatura in legno che riempie il negozio accanto alla casa di Nettuno ed Anfitrite e che anticamente ospitava le grandi anfore in terracotta contenenti il vino che veniva venduto nella stessa bottega.
E ancora la grande porta divisoria scorrevole in legno carbonizzato che conserva ancora gli elementi decorativi in bronzo che separava l’atrio dall’ufficio di casa del proprietario (il tablinium) nella casa del tramezzo di legno.
O la barca carbonizzata ritrovata sull’antica spiaggia di Ercolano, di fronte le fornici e conservata nell’antiquarium della città antica.
Per non parlare di letti, culle, tavolini, sgabelli. Questi sono solo alcuni degli elementi in legno che possono essere visti visitando l’antica città di Ercolano. Ma dove trovarli? Al momento, sono esposti nell’antiquarium degli scavi archeologici, insieme ad altri preziosi reperti ritrovati durante gli scavi.