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Cos’è successo dopo l’eruzione del 79 d.C. a Pompei

Curiosità

L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è conosciuto come uno degli eventi più catastrofici e violenti della storia, che cambiò per sempre il volto della Campania romana. Le città di Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis furono sepolte sotto  una coltre di cenere, lapilli e colate piroclastiche, perdendo improvvisamente la loro vitalità economica, sociale e culturale. 

Una delle eruzioni vulcaniche più famose, che ci venne descritta perfettamente da  Plinio il Giovane, che assistette con i propri occhi alla tremenda vicenda. 

Un’eruzione che come riferito da lui stesso durò circa 3 giorni. Prima con l’emissione da parte del vulcano di cenere e lapilli, che per la direzione dei venti che soffiavano verso sud colpì Pompei, coprendola con circa 3 metri di materiali. Poi quando sembrava che si fosse arrestata, riprese improvvisamente con una forza inaudita. “Al cielo si innalzò un pino gigantesco alto più di 20 km che collassò lungo le pareti del vulcano travolgendo tutte le città che si trovavano alle sue pendici”. Era il flusso piroclastico un misto tra cenere, vapore acqueo ad altissime temperature ( circa 400°) e gas che devastò ogni cosa. 

La maggior parte della popolazione di Pompei non riuscì a fuggire: migliaia di persone morirono intrappolate nelle case, nei templi e nelle strade. Tuttavia, alcune fonti e reperti archeologici indicano che ci furono anche numerosi sopravvissuti, fuggiti verso le zone costiere o le colline circostanti. Ad oggi si stima che circa il 10% della popolazione morì. Un dato ancora incerto e non quantificabile con certezza,  considerato che i siti archeologici di Pompei ed Ercolano non sono stati ancora totalmente scavati. E che potrebbero riportare alla luce nuovi resti e scoperte clamorose. 

Ma che cos’è successo dopo l’eruzione del 79 d.C. ?

All’indomani della terribile eruzione del 79 d.C. il territorio alle pendici del Vesuvio appariva deserto, arido, la vegetazione e la vita erano state cancellate per sempre. 

Ma l’imperatore Tito, già alcuni giorni dopo la terribile tragedia, provò una riorganizzazione del territorio, nel tentativo di riavviare l’economia di quella che era stata una delle regioni più importanti dell’impero. In questo luogo erano stati, infatti, completamente cancellati grandi e piccoli centri abitati e tutta la rete viaria.

Con il trascorrere delle stagioni la vita riprese lentamente in questo territorio, a partire dalle zone colpite più distanti dal vulcano, con la ricostruzione delle strade principali e di alcuni centri abitati. 

Ma per Ercolano e Pompei, spettò una sorte diversa più dura, infatti, non rinacquero mai. L’imperatore Tito non fu in grado di riportare alla luce, con i mezzi e le risorse disponibili 2000 anni fa,  le città più importanti della storia.

Pompei dopo l’eruzione del Vesuvio

Ciò nonostante recentemente si è scoperto che, Pompei per un breve lasso di tempo dopo l’eruzione del 79 d.C.  fu nuovamente popolata. Una breve parentesi secondo le scoperte archeologiche che riportò nuova vita nella città distrutta dal vulcano fino al V secolo d.C. 

Infatti, qui durante le esplorazioni sono state trovate tracce di «rientri» nelle case e negli edifici pubblici. Probabilmente i piani alti di alcuni grandi edifici o domus private dovevano emergere dalla coltre di cenere e lapilli, rendendo possibile un minimo di orientamento nel grigio sudario che aveva ricoperto la città, da parte di chi quei luoghi li aveva vissuti fino a poco tempo prima.

Persone senza dimora, senza un posto dove insediarsi nuovamente, che fecero il loro ritorno a Pompei, cercando di riappropriarsi di ciò che il vulcano gli aveva tolto. 

Ma l’impresa a quanto pare non riuscì. Quei luoghi divennero solo scantinati e caverne, dove allestirono focolari, forni e mulini. Ma l’intento di  riportare in vita la vecchia Pompei, ormai sepolta dai duri materiali dopo l’eruzione del 79 d.C. fallì. 

Ercolano dopo l’eruzione

Per l’area intorno ad Ercolano l’eruzione, invece, aveva avuto effetti di gran lunga più devastanti. Le nubi ardenti rapidamente giunte dal Vesuvio avevano prima bruciato ogni forma di vita nell’area della città. Tutto era stato poi sepolto da diverse ondate di fango vulcanico che si erano accumulate per oltre 20 metri. Il fango si era poi rapidamente indurito sigillando per sempre questi resti. 

Per Ercolano fu impossibile il ritorno di ogni forma di vita, i materiali duri e spessi resero impossibile ogni tentativo. Anche gli scavi archeologici successivi, nonostante gli strumenti a disposizione, furono molto complicati. Non a caso solo un quarto della città di Ercolano è stata riportata alla luce, la restante parte giace ancora sotto lo spesso strato di fango che ha ricoperto la città 2000 anni fa. 

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