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Una nuova casa simile alla Villa dei Misteri scoperta a Pompei

Novità

Una nuova casa simile alla Villa dei Misteri è stata recentemente scoperta a Pompei. 

A 100 anni dal ritrovamento della Villa suburbana di Villa dei Misteri, un nuovo salone, questa volta situato nella Regio IX Insula 10, ha riportato alla luce una megalografia simile all’affresco della famosa Villa dei Misteri.

Le due case sono accomunate non solo dalle dimensioni reali dei meravigliosi dipinti, ma anche dal loro significato. Infatti, anche qui, si celebra il rito di iniziazione al culto di Dionisio.

La casa, definita dagli archeologi la casa del Tiaso, in riferimento al corteo di Dioniso, aveva già portato alla luce recentemente un’altra emozionante e grande scoperta.

Un grandissimo quartiere termale privato, interno alla domus, che riusciva ad ospitare fino a 30 persone e che fungeva da palcoscenico per sontuosi banchetti.

La diretta connessione tra questi spazi termali con la grande sala conviviale, infatti, era probabilmente utilizzata dal proprietario di casa per effettuare lussuosi ricevimenti. O per assicurarsi il consenso elettorale dei propri ospiti o per promuovere la candidatura di amici o parenti, o semplicemente per affermare il proprio status sociale, come da consuetudine dell’epoca. 

Una domus ricca, imponente che ha emozionato nuovamente a poche settimane di distanza dall’ultimo ritrovamento del quartiere termale con la scoperta di questo nuovo ambiente.

Un salone per banchetti aperto su un giardino e pavimentato con una grande cornice in mattonelle nere e con all’interno mattonelle in giallo africano e breccia verde, di cui ne rimangono solo due esemplari. Purtroppo la casa è stata oggetto di depredamenti in epoca antica. I tombaroli mediante dei cunicoli scavati nelle pareti, ancora oggi visibili, hanno trafugato gran parte dei pezzi di pavimento lasciando solo pochi esemplari. 

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I dipinti della nuova casa del Tiaso 

Ciò che colpisce di questa grande domus non è solo la grandezza e la ricchezza degli ambienti ma anche l’enorme megalografia ritrovata nel sontuoso salone. 

Il dipinto mostra il corteo di Dioniso, dio del vino, insieme alle baccanti, rappresentate sia come danzatrici che come cacciatrici feroci (con un capretto sgozzato sulle spalle o con una spada) e con giovani satiri con le orecchie appuntite che suonano il doppio flauto.

La scena più importante, però, è quella al centro della parete del salone. Qui è rappresentata una donna con un vecchio Sileno che impugna una torcia.

Si tratta di una inizianda, una donna mortale che, tramite un rituale notturno, sta per essere iniziata nei misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, promettendo la stessa cosa ai suoi seguaci.

Un affresco meraviglioso che mostra tutte le figure rappresentate su dei piedistalli, come se fossero delle statue, mentre al tempo stesso movimenti, carnagione e vestiti le fanno apparire molto vive.

Una megalografia che per dimensioni, significato e stile di pittura è simile a quella della Villa dei Misteri. Non a caso le due case sono state affrescate entrambe con il II stile della pittura Pompeiana che risale al I a.C. 

Il significato dei riti Dionisiaci

Ma cosa vogliono rappresentare questi riti Dionisiaci, qual’è il loro significato?

Iniziamo con il dire che Dioniso era un dio greco, definito dai Romani Bacco. Dio dell’uva, del vino, dell’ebbrezza e della perdita della ragione. Ma anche il dio istintivo, caotico e irrazionale. 

Era considerato la divinità della vita e dell’oltretomba. Poteva morire e ritornare a vivere, per questo era considerato dai suoi seguaci un Dio liberatore, su cui riponevano la speranza di una vita ultraterrena. 

E la speranza di questa vita ultraterrena era espressa mediante i riti dionisiaci, che conducevano l’inizianda, vale a dire una donna mortale, ad avviarsi tramite un rituale notturno ad essere iniziata nei misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce, facendo altrettanto con i suoi seguaci.

Come si svolgeva il Rito Dionisiaco

Questo rito consiste nell’esaltazione, nella follia. Infatti, Dioniso era l’unico dio che concedeva alle donne e agli schiavi di partecipare ai suoi riti. I quali prevedevano, oltre alla danza sfrenata e liberatoria, anche la caccia a mani nude di un animale selvatico, sbranato e ingoiato a brandelli ancora caldo e sanguinante. Secondo il rito il calore del corpo e il sangue grondante erano ragione di vita da ingoiare. 

Il corteo che si svolgeva di notte, era composto dalle menadi, donne incoronate con frasche di alloro, che indossano pelli di animali selvatici e da uomini camuffati da satiri. Le donne erano ammesse ai riti perché impersonavano quella irrazionalità che il mondo greco contrapponeva alla ragione tipicamente maschile.

Per permettere loro di ballare il più caoticamente possibile, esse reggevano il tirso, il cui solo scopo era quello di rendere più instabile possibile il corpo della danzatrice. Il corteo si abbandonava alla suggestione musicale con una danza ritmica ossessiva scandita da flauti e da tamburi. 

Affresco Villa dei Misteri di Pompei

E nella casa del Tiaso questo rito Dionisiaco appare chiaro e lampante, a differenza di quello presente nella Villa dei Misteri.

Dove vengono rappresentate le fasi della preparazione di una sposa al suo matrimonio o l’iniziazione di una giovane donna ai riti misterici di Dionisio. Un dipinto decisamente più sobrio, dove non sono presenti come in quella del tiaso, scene di caccia, animali vivi, morti e smembrati.  

 

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