La casa del Menandro è una delle domus di Pompei rimaste seppellite dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Riportata alla luce solo nel 1928 dopo anni intensi di scavi iniziati nel 1748 ad opera di Carlo III di Borbone. Che riportò alla luce parte della città di Pompei rimasta imprigionata per secoli sotto la cenere e ai lapilli come altre città Vesuviane.
L’eruzione del 79 d.C. fu violenta, devastante e non diede il tempo ai Pompeiani di poter scappare.
Improvvisamente, in una giornata che iniziò come tante altre, dal Vesuvio iniziarono a fuoriuscire prima cenere e poi lapilli, era il tappo che si era formato all’interno del vulcano e che stava fuoriuscendo sotto la spinta del magma.
In poche ore Pompei venne inondata da oltre 3 metri di roccia lavica e cenere che distrusse ogni cosa e seppellì molti dei suoi abitanti. Più tardi arrivò il flusso piroclastico che invase Pompei e devastò tutto.
Pompei e la casa del Menandro rimasero imprigionate per secoli sotto la coltre di cenere e lapilli, solo nel 1748 si iniziò a riportare a nuova vita l’antica città Romana.
A chi apparteneva la casa del Menandro
La casa del Menandro di Pompei sorge nella regio I. Ed è collocata esattamente a metà strada tra l’entrata di Piazza Esedra e l’entrata di Piazza Anfiteatro.
Appartenente ad una delle famiglie più benestanti di Pompei, prende il nome non dal proprietario della casa ma dal dipinto trovato nel portico che raffigura il commediografo Menandro.
Si ritiene che il proprietario della domus possa essere stato Quinto Poppeo. In quanto venne rinvenuto un sigillo in bronzo in una delle stanze della casa, con su inciso appunto tale nome.
Secondo le tradizioni dell’epoca i sigilli in bronzo, per la loro importanza, potevano riportare solo i nomi dei proprietari delle case.
La struttura
a casa del Menandro era una delle domus più grandi di Pompei, si estendeva su una superficie di 1800 m² ed era strutturata su due livelli.
Come tutte le case tipiche romane di Pompei, nella domus si accedeva dall’atrio. Dove al centro era presente l’impluvium in marmo ed era affrescato con moltissimi quadretti che raffiguravano le scene della guerra di Troia.
Dall’atrio mediante un corridoio stretto e lungo si raggiungeva poi il peristilio, colonnato su tutti i lati e al centro vi era un bellissimo giardino
Il peristilio della casa del Menandro
Il peristilio era dipinto con i classici colori Pompeiani, il rosso per la parte inferiore e il giallo ocra per la parte superiore ed era pavimentato con un mosaico in bianco e nero a motivi geometrici.
Nel peristilio della casa del Menandro era presente anche un larario. Qui si possono ancora vedere i calchi degli antenati del proprietario della domus, ovviamente ormai erosi dal tempo e dalla lava, probabilmente realizzati all’epoca o in cera o in legno.
Il caldarium
La casa del Menandro di Pompei era dotata anche di un caldarium. Pavimentato con un mosaico in bianco e nero raffigurante un grande acanto circondato da pesci, delfini e altri animali marini.
Al di sotto del caldarium c’era una cantina, all’interno della quale venne ritrovata una cassa con 118 pezzi di argenteria, tra cui piatti e coppe utilizzati probabilmente durante i banchetti, ora conservati al Museo Nazionale di Napoli.