La casa del bicentenario di Ercolano è così chiamata, perché fu ritrovata esattamente 200 anni dopo l’inizio del primo scavo del 1738 ad Ercolano. Dopo che una violenta eruzione del Vesuvio del 79 d.C. distrusse tutta la città, seppellendola con oltre 20 metri di materiale vulcanico.
Durante l’eruzione, Ercolano a differenza di Pompei, non venne investita da cenere e lapilli, ma solo da fango e un flusso piroclastico che solidificò ogni cosa. Per questo, a differenza di Pompei, l’antica città fu ritrovata in un ottimo stato di conservazione.
La struttura della casa del Bicentenario
Sorge nella strada più importante di Ercolano, il decumano massimo, in una zona centralissima dell’antica città, in prossimità del foro e del teatro.
La casa del bicentenario era una delle dimore più grandi (circa 600 metri quadri) e lussuose di Ercolano. Era strutturata su due livelli, al piano terra erano presenti delle botteghe, mentre i locali al piano superiore probabilmente furono dati in affitto.
Superato l’ingresso si accedeva immediatamente nell’enorme e sontuoso atrio della domus. Realizzato con un meraviglioso pavimento in mosaico bianco e nero e al centro l’impluvium in marmo bianco, (la vasca per la raccolta dell’acqua piovana tipico di tutte le case romane).
Anche gli altri ambienti della casa erano caratterizzati dalla presenza di pavimenti in marmo colorato, in mosaico bianco e nero e da numerosi dipinti raffiguranti scene mitologiche, di amorini ed animali.
Dall’atrio e dal tablino si giungeva mediante un corridoio al peristilio, colonnato su due lati e al centro c’era il giardino. Proprio quest’ultimo presenta un elemento di particolarità, durante uno scavo degli anni trenta furono riportati alla luce i resti organici di alcune piante di rose. A dimostrazione di ciò, attualmente nel giardino della casa del bicentenario sono state piante proprio delle rose.
Ritrovamenti nella casa del Bicentenario
Sempre dal peristilio si accedeva mediante una scala al piano superiore.
Qui furono rinvenute: tavolette cerate, all’incirca 700, alcune ancora con tracce di scrittura, piccole tavole di legno utilizzate anch’esse per la scrittura, papiri e in una stanza furono scoperti due solchi nell’intonaco, posti in senso orizzontale e verticale, come a formare una croce.
Secondo Amedeo Maiuri rappresentava una forma di avvicinamento del popolo Romano alla religione cristiana. Infatti, quest’ultimo credeva rappresentassero la base di una croce cristiana, successivamente si scoprì che in realtà erano degli appoggi per una mensola.
La casa del Bicentenario, oggetto di ristrutturazione e riqualificazione, è stata riaperta al pubblico il 24 Ottobre 2019 dopo trent’anni di chiusura