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Le leggende legate alla città di Napoli

Curiosità

Tra miti e storia la città di Napoli è legata indissolubilmente a varie leggende. 

Ogni vicolo, ogni piazza, ogni scorcio del Golfo custodisce storie che intrecciano il sacro e il profano, la fede e la superstizione, la vita e la morte. Forse è proprio questa sua anima duplice, luminosa e oscura, a rendere Napoli una delle città più affascinanti e misteriose del mondo.

Tra le leggende più conosciute c’è senza dubbio quella legata al sangue di San Gennaro, ma anche quella del Munaciello dispettoso è particolarmente rinomata. Ma oltre a queste ve ne sono tante altre e forse meno celebri, conosciamole insieme….

La leggenda del sangue di San Gennaro

Tra le leggende più famose, da tutti conosciuta e seguita al mondo,  è senza dubbio quella del miracolo di San Gennaro, patrono della città. Ogni anno, tre volte all’anno, il 19 settembre, il 16 Dicembre e il sabato precedente la prima domenica di maggio, il sangue di San Gennaro si scioglie. 

In queste date i napoletani si riuniscono nel Duomo per assistere al prodigio: il sangue del santo, conservato in due ampolle, si liquefa misteriosamente. Rinnovando il profondo legame che lega il santo alla città di Napoli.
La tradizione però vuole che, se il miracolo non avviene, la città sia destinata a sventure e disgrazie.

Per questo tale evento è seguito con molta apprensione dai tantissimi fedeli Napoletani che attendono che il miracolo si compia. Secondo la leggenda, il sangue sarebbe stato raccolto da un’anziana donna dopo la decapitazione del santo, avvenuta a Pozzuoli nel 305 d.C., e da allora continua a “vivere” come segno del legame indissolubile tra San Gennaro e il suo popolo.

La leggenda del “Munaciello” dispettoso

Tra i vicoli del centro storico si aggira un’altra figura leggendaria: ’O Munaciello, il piccolo monaco dispettoso. Uno dei personaggi misteriosi più noti e temuti dal popolo partenopeo. 

Si racconta che il munaciello sia uno spirito birichino, capace di portare fortuna o rovina. A volte lascia monete d’oro nelle case, altre volte provoca dispetti e rumori inspiegabili.


Secondo una delle versioni più note
, il Munaciello sarebbe stato il figlio deforme di una nobile e di un garzone, nascosto alla vista di tutti e affidato alle suore del convento. Le quali lo vestirono fin da piccolo con abiti monacali e con il cappuccio per mascherarne le deformità. Quando il bambino morì per cause misteriose, gli vennero attribuiti poteri magici. 

Munaciello tra i cunicoli di Napoli sotterranea

Altri invece, raccontano che il munaciello si può incontrare tra i cunicoli della Napoli sotterranea. E la spiegazione della presenza di questa oscura e temuta figura è molto semplice. 

Si dice, che il personaggio del munaciello, in realtà, sarebbe legato a quella dei pozzari, cioè dei manutentori che lavoravano nei cunicoli della Napoli sotterranea e che si occupavano di pulire le cisterne. Uomini minuti che per proteggersi dall’umidità indossavano un mantello con un cappuccio, assomigliando ad un munaciello.

Diventavano, però, molto dispettosi quando non ricevevano una ricompensa dai proprietari dei pozzi per la loro attività. Per dispetto risalivano attraverso i cunicoli nelle case del centro storico e rubavano qualche oggetto o facevano spuntino di qualcosa lasciato in casa. 

L’uovo di Virgilio e il destino della città di Napoli

Pochi sanno che Napoli custodisce una leggenda dedicata a uno dei più grandi poeti dell’antichità, Publio Virgilio Marone. Considerato non solo poeta, ma anche mago e sapiente, Virgilio avrebbe nascosto un uovo di gallina magico all’interno delle fondamenta di Castel dell’Ovo, sul mare di Santa Lucia. Simbolo di prosperità e sicurezza.

Secondo la tradizione, da quell’uovo dipenderebbe la sorte dell’intera città: se si fosse rotto, Napoli sarebbe crollata in rovina. Per secoli, l’uovo è stato un simbolo di protezione e di equilibrio, tanto che il castello stesso prese il nome da questa leggenda.
Il mito dell’uovo di Virgilio unisce scienza, magia e paura, rappresentando l’eterno bisogno dei napoletani di credere che la loro città viva grazie a un incantesimo benevolo.

La sirena Partenope e le origini di Napoli

E come non ricordare la leggenda che ha dato il nome di Partenope alla città di Napoli. Una leggenda legata ad una sirena e ad Ulisse, l’eroe Greco descritto da Omero nella sua Odissea. 

Si narra che la sirena Partenope, insieme a Ligea e Leucosia, adagiate su uno scoglio in mezzo al Golfo di Napoli, con il loro canto ammaliante riuscivano a conquistare tutti i marinai che passavano dinanzi a loro. Facendoli gettare in mare e morire quando raggiungevano gli scogli. 

Ma non fù così per Ulisse, che avvertito dalla maga Circe, si legò all’albero maestro riuscendo a resistere al loro canto. Partenope disperata si gettò in mare e morì. Il suo corpo senza vita approdò sulle coste del golfo, precisamente dove ora si trova il Castel dell’Ovo e da allora Napoli ha  preso il nome.

Il fantasma di Maria d’Avalos e Carlo Gesualdo

Un’altra leggenda triste ed oscura è quella di Maria d’Avalos e Carlo Gesualdo, il celebre principe e compositore del Rinascimento. Tradita dalla moglie, Gesualdo la scoprì con l’amante, Fabrizio Carafa, e li uccise entrambi in un accesso di gelosia. Addirittura esponendo i loro corpi nubi sulle scale di Palazzo San Severo, sotto gli occhi di tutti i passanti. 


Da allora, si dice che i fantasmi dei due amanti vaghino ancora tra le stanze del Palazzo San Severo e tra le strade di Piazza San Domenico Maggiore, tra sospiri e melodie struggenti.

Quando nel 1889 un’ala del Palazzo San Severo crollò per un’infiltrazione d’acqua, molti collegarono l’evento alla maledizione scagliata da Maria D’Avalos. 

La Leggenda della bella Mbriana

E le leggende continuano con quella della  Bella Mbriana, uno spirito benevolo della tradizione napoletana, considerata la fata protettrice della casa. Una donna molto bella, ma che capricciosa, che abita tra le mura domestiche e si mostra solo a chi le è simpatico o nei momenti di grande bisogno. 

Si dice che la Bella Mbriana porti fortuna e armonia nelle case dove regnano ordine, pulizia e rispetto. 

Mentre si scaglia contro chi si lamenta della propria casa.

Infatti, i vecchi napoletani consigliano di non lamentarsi mai della propria casa troppo piccola o buia. Ma di farlo solo fuori dalle mura domestiche per evitare che la bella Mbriana si scagli contro di loro.

Inoltre un tempo si era soliti apparecchiare la tavola con un posto in più, lasciando una sedia libera, per fare in modo che la bella Mbriana potesse entrare e sedersi.

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