Sepolta sotto metri di cenere, tra affreschi, graffiti e resti straordinariamente conservati. Pompei dopo 2000 anni è riuscita a raccontare le storie e i dettagli di una delle figure più importanti dell’antica società romana: le donne.
Donne mogli e matrone, donne schiave e prostitute, ma anche donne imprenditrici e proprietarie di botteghe. Una società molto variegata quella di Pompei, che è stata al centro di numerosi studi e dibattiti. Ed oggi è diventata una mostra. Una mostra allestita a Pompei nella palestra grande dal 16 Aprile al 31 Gennaio 2026, che racconta il ruolo e la vita delle donne più importanti, tra schiavitù, prostituzione e nobiltà.
Una mostra che mette in luce la storia di 8 donne da Flavia Agatea ad Eumachia. Da Mamia, Nevoleia Tyche, ad Asellina al Termopolio di Asellina. Giulia Felice nella Praedia di Giulia Felice. Eutychis nel quartiere servile della Casa dei Vettii ed Amaryllis presso la Casa di Marco Terenzio Eudosso.
Testimonianze emerse durante gli scavi archeologici, che si sono rivelate preziose per analizzare il ruolo della donna nella società romana, argomento che in altri contesti sfugge a causa della scarsità delle informazioni.
Insomma, una testimonianza chiara di queste donne, da sempre considerate una figura marginale rispetto a quella degli uomini nella società romana.
FLAVIA AGATEA
Flavia Agatea era una schiava divenuta libera grazie alla famiglia Flavia. Lei si fece seppellire in una monumentale tomba della necropoli fuori porta Nocera insieme a suo marito Publio Flavio.

Un edificio sepolcrale con nicchie e busti in facciata tipico della classe libertina. Che contiene il busto in tufo di circa 34 cm di Flavia Agatea e di suo marito perfettamente conservati.
EUMACHIA
Eumachia era una delle figure femminili più celebri di Pompei. Imprenditrice laniera, oltre che sacerdotessa pubblica. Finanziò a proprie spese le principali costruzioni pubbliche nel foro a Pompei. Ed proprio per il suo alto rilievo, che i Pompeiani le dedicarono un sepolcro nella necropoli di Porta Nocera. Uno dei più grandi che riporta a chiare lettere il nome di Eumachia. Ma non solo i fullones – i lavoratori impegnati nel ciclo produttivo della lana grezza – le dedicarono una statua onoraria con capo velato che venne posizionata in una nicchia della crypta sul lato di fondo dell’ edificio nel foro.
Una donna insomma ammirata e rispettata da tutti, che ha radicalmente capovolto il ruolo e il pensiero comune delle donne nell’antica Pompei.
MAMIA
Mamia era anch’essa sacerdotessa che finanziò a proprio spese il primo edificio nel foro che innalzava l’imperatore Augusto a dio. Costruendo un tempio per l’imperatore, Mamia gli mostrò consenso e devozione, guadagnando così un ruolo di assoluto prestigio nella società.
In segno di rispetto e di riconoscenza verso questa donna. I membri del consiglio cittadino le hanno dedicato un sepolcro, immediatamente fuori Porta Ercolano.
Si tratta di una tipologia di sepolcro monumentale destinato ad esponenti di spicco della comunità.
NEVOLEIA TYCHE
Nevoleia Tyche era una schiava e aveva ricevuto la libertà dal suo padrone. Come suo marito che divenne libero ed acquisì la carica di addetto all’imperatore. Grazie a questo ruolo ottenne dal consiglio cittadino un terreno fuori Porta Nocera. E proprio lì Nevoleia Tyche e suo marito costruirono il loro sepolcro.

Ma non solo, fuori Porta Ercolano realizzarono anche un edificio ancora più prestigioso che dedicarono agli schiavi divenuti liberi come loro.
ANSELLINA

Ansellina ha fatto la storia di Pompei, grazie alla sua bottega, un’osteria che aveva lungo Via dell’Abbondanza, in cui vendeva cibi cotti e bevande. La bottega presente al piano terra aveva questo piccolo bancone in muratura destinato alla vendita dei prodotti.
Ma la notorietà di Ansellina non fu dovuta alla qualità dei cibi che vendeva, ma alle splendide donne che vi lavoravano. Quest’ultima, infatti, per aumentare la propria clientela, assumeva giovani e belle aiutanti che non solo accoglievano gli ospiti, prendevano le ordinazioni ma si mettevano a disposizione di questi ultimi portandoli al piano superiore dove erano presenti delle camere.
GIULIA FELICE
Giulia Felice fu una delle donne più ricche ed influenti di Pompei. Acquisì grande potere e prestigio dopo il violento terremoto che colpì Pompei nel 62 d.C. Molte case private ed edifici pubblici (come le terme) vennero fortemente danneggiati da questo terremoto. E Giulia Felice decise di affittare i propri appartamenti ed il proprio quartiere termale privato, dando inizio alla sua fruttifera attività di imprenditrice immobiliare.
EUTYCHIS
Eutychis era il nome di una schiava menzionata in un graffito all’ingresso della lussuosa domus dei Vettii, due schiavi divenuti liberi grazie al commercio del vino.
Eutychis, probabilmente era coinvolta sia nelle mansioni domestiche sia nei piaceri erotici e viveva nel quartiere servile del casa. In particolare doveva essere a lei destinata una stanzetta accessibile solo dalla cucina e decorata con quadretti erotici, lontano dalle sale di lusso in cui i padroni ricevevano i loro ospiti.
AMARYLLIS
Amaryllis come Eutychis era una schiava che probabilmente come quest’ultima era costretta a prostituirsi.
Lavorava per Marco Terenzio Eudosso tessendo la lana. Laboratorio che venne allestito all’interno del peristilio della sua abitazione che si affacciava lungo via della fortuna Augusta. Alla tessitura lavoravano diverse donne che venivano controllate da altri schiavi, proprio i nomi di queste schiave furono ritrovate su una colonna, per ricordare la quantità di fili di ordito e di trama filati realizzati da ognuna di esse. Un lavoro duro e stancante che facevano lavorando nella paura di scontentare il proprio padrone.
Donne diverse, donne forti ed ammirate, donne che hanno lasciato, anche grazie ai graffiti impressi sui muri di Pompei, traccia della loro storia.